mercoledì 25 aprile 2018

Liège, crocevia e sacrificio

Bob Jungels, ormai la Liège-Bastogne-Liège è sua

Insieme ai cartonati delle patatine fritte, i profili verde scuro delle Ardenne aprono le porte del Belgio, facendo da sfondo a una Mosa maestosa, larga e solida. Prima del confine tante distese piatte e ventose, tante strade lisce e intrecciate, luci di notte e bici di giorno. Dove Fiamminghi e Dutch si stringono la mano, più volte, a breve distanza. Liège è un crocevia. Di razze ed etnie, prima di tutto, che popolano attività commerciali, cafè e negozi della Outremeuse. Un crocevia di vecchio e nuovo, come i palazzi pieni di finestre che si specchiano sulle rive composte del fiume. Come la stazione di Guillemins, che è un capolavoro architettonico di ultima generazione, made by Santiago Calatrava. E che sembra nemmeno lontana parente delle altre stazioncine, chiuse di domenica e povere di viaggiatori. Dove il treno si aspetta seduti a terra ed è un po' come tornare indietro nel tempo, nelle domeniche soleggiate di una primavera calda.

Liège è anche, ovviamente, storicamente, proverbialmente, la partenza della Liège-Bastogne-Liège. Corsa che mi è capitato di sentire citata anche in lezioni universitarie e sketch comici. Vuoi per il suo nome atipico, vuoi perché parte e arriva nello stesso posto. Il che però non è vero. Perché l'arrivo è, per il momento, ad Ans, un sobborgo di Liège. Cinque chilometri da fare a piedi, per i più allenati, in treno, per i più avventurosi. Ans è il classico luogo in cui ci si capita solo per una corsa di ciclismo. In cui il benzinaio a fianco della linea d'arrivo si rifà il look e diventa, per un giorno, una zona VIP. In cui il parcheggio del Carrefour accoglie, per un giorno, i bus delle squadre. In cui alcune fortunate signore si affacciano dal portone e vedono passare, per un giorno, sempre per lo stesso giorno, la Doyenne sotto casa. La Doyenne, la Decana, perché è una delle corse in bici più vecchie di sempre, preceduta solo dalla Milano-Torino. Saint-Roch, La Redoute, Roche-aux-Faucons, Saint-Nicolas e l'ultima erta verso Ans. Francofona e vallonata, come la Vallonia che rappresenta in tutto il suo animo. Sulla Redoute i camper sono in attesa già da alcuni giorni, pronti a vedere accendersi, proprio davanti ai loro occhi, l'ultima fase di corsa. Da lì in poi sarà tutto un saliscendi infinito, in cui servono gambe e testa per non spegnersi a pochi metri dalla gloria.

Profeti a pochi passi dalla patria, Anna van der Breggen e Bob Jungels. Olanda e Lussemburgo, sfiorati dalla corsa a nord e a sud. Strafavorita lei, sorpresa, per certi versi, lui. Entrambi soli al traguardo, anche se sotto soli diversi. In un angolo d'Europa dove le strade hanno anche un accento italiano e le bici vestono allo stesso tempo i panni dell'impegno e del talento, del sacrificio e della competizione. 
Il cammino del ritorno è pacato e condiviso. E il sole tramonta lento, verso un nuovo giorno di lavoro.

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